Eventi mensili

Spettacolo teatrale



31 gennaio 2023
Martedì 31 gennaio 2023 - h.20.30 - Teatro San Giuseppe
via Andrea Doria 18 - Torino - INGRESSO LIBERO
 
140603
Questa è una storia vera.
Giugno 1944.
Un delegato della Croce Rossa ottiene dalle autorità naziste il permesso di visitare l’insediamento
ebraico di Terezin a circa 80 km da Praga.
Troppe erano le voci che correvano in Europa sul destino delle persone che vivevano in quei campi
e nel tentativo di ingannare i visitatori, vennero ristrutturati e abbelliti diversi edifici, sfoltendo la
popolazione e obbligandola a prendere attivamente parte alla mistificazione: inscenare lungo
l’itinerario stabilito della visita condizioni di vita di cui i prigionieri non godevano affatto.
Terezin appariva come una normale cittadina tanto che il delegato scriverà un resoconto ufficiale
piuttosto positivo sullo stato in cui versava la popolazione ebraica.
Di Terezin oggi restano pochi minuti di un film propagandistico intitolato Il Fuhrer regala una città
agli ebrei, del regista ebreo Kurt Gerron (già regista dell’Angelo Azzurro) che a Terezin trovò poi la
morte.
 
Tutto il testo ruota intorno al messaggio di non accettare gli inganni ma svelarli. Mai come oggi
siamo omologati e manipolati al punto da non sentire nemmeno la claustrofobia del sistema.
Questo è il motivo della scelta di un tema che può apparire ripetuto e scontato, ma che tramite tre
singole vite (diverse sì, ma che diventano universali) riassume un universo di tre condizioni umane:
la posizione del Comandante, guida del gioco, che si arroga il diritto di manipolare la vita degli
altri; quella di Sarah, che vive l’esperienza di una vita reale e che si rifiuta di sottostare al disegno di
un altro, conservando la speranza - forse vana - di poter salvare la propria esistenza; infine la
posizione del Delegato, colui che non sa trovare in sé stesso gli strumenti per indagare un mondo di
cui intuisce la falsità ma che, forse per mancanza di coraggio, non riesce a guardare davvero fino in
fondo.
Una nota particolare va attribuita alle tre donne del testo, personaggi attraverso cui passa la vera
ribellione: la Ragazza che incalza alla fuga, la Bambina che svela inconsapevolmente quello che sta
accadendo e Sarah, unica ad avere un nome, la numero 140603, vera unione tra i due mondi, quello
dei carnefici e quello delle vittime, che non smetterà fino all’ultimo di sperare.
 
Per noi la speranza è che il velo della menzogna cada proprio grazie a loro.
 
Con
GianCarlo Viani Delegato della Croce Rossa
Nicolò Lasciato Comandante del campo
Mirella Berardino Sarah
Manuela Marascio prima Ragazza panchina
Andrea Piscitelli Ragazzo panchina
Erika Santagada seconda Ragazza panchina
Diego Morgante primo Bambino
Glauco Belligni Baldrighi secondo Bambino
Giulio Bourguet terzo Bambino
Bianca Morgante Bambina
 
Regia di Mirella Berardino
Assistente alla regia GianCarlo Viani
Costumi Monica Cafiero
Luci e suono Lorenzo Moffa
Pianoforte Niccolò Bailone
 
(Programma di sala qui )
 
Lo spettacolo - realizzato da due docenti della Fondazione Università Popolare di Torino, Mirella
Berardino (Teatro dietro le quinte) e GianCarlo Viani (Il teatro invisibile: il radiodramma) - è stato
fortemente voluto dalla Fondazione Università Popolare di Torino e appositamente inserito nella
settimana dedicata al Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale a ricordo delle vittime
dell’Olocausto.
 
A tal proposito si è sentita la necessità di coinvolgere il “Treno della Memoria” associazione che
promuove percorsi sulla memoria e sull’educazione alla cittadinanza attiva, nella ferma convinzione
che solo una consapevole conoscenza di ciò che è stato possa guidare le giovani generazioni a non
ripetere gli errori del passato. Il "Treno della Memoria" è un progetto che crea comunità, un tuffo nel
passato che spezza la continuità del presente per gettare le nuove fondamenta del futuro. E il futuro
che vediamo è fatto da e per giovani, che con il “Treno della Memoria” hanno il coraggio di
mettersi in viaggio per conoscere gli orrori che l’odio e l’indifferenza hanno creato. Il “Treno della
Memoria” è innanzitutto un percorso formativo e culturale: da sempre un’esperienza collettiva
unica, un viaggio “zaino in spalle”. Non è una gita scolastica, bensì un circuito di cittadinanza attiva
ed educazione alla complessità che vede tanti e tante giovani, dopo aver preso parte al progetto,
decidere di mettersi in gioco per supportare l’associazione nella propria azione annuale, in una vera
e propria catena di trasmissione dell’impegno.
 
Leggete la loro storia e i loro progetti su www.trenodellamemoria.eu 
 

 

DISCORSO DEL PRESIDENTE

Spettacolo Teatrale “140603” – 31 gennaio 2023

In collaborazione con “il Treno della Memoria”

 

Gentili Signore, gentili Signori,

la Fondazione Università Popolare di Torino ha voluto e sostenuto questo spettacolo per valorizzare il Giorno della Memoria.

Tutti sappiamo di cosa si tratta, ma il racconto, la rievocazione, le immagini strazianti, le testimonianze, il male, la ferocia, l’esito ed il risveglio non hanno mai dato alla mia mente la possibilità di comprendere di più, non certamente il tutto, ma qualche aspetto della tragedia che è stato messo poco in evidenza, ma che ha contato molto e che tendiamo a dimenticare.

Le domande si affollano alla mente, perché l’odio, perché la violenza, perché la rapina, perché non vi è stata una diga che potesse impedire il diluvio di dolore e di sangue, perché un popolo così come una comunità consentono a delle belve umane di compiere ogni tipo di scorrerie allora come ancora oggi.

Io credo che ogni atto che compiamo dal più semplice al più complesso, da quello più abitudinario a quello più articolato, sia foriero di importanti ricadute e può essere ricondotto ad esempio. Questo è il destino dei padri con i figli, ma anche dei figli verso i padri, dei maestri verso i discepoli, ma anche il contrario e così via in una rete di interazioni estremamente complesse ove l’esempio è seguito e copiato così come rifiutato ed odiato.

L’esempio può edificare, costruire, sostenere, ma può distruggere, deludere, annientare.

L’esempio è la nostra firma, è il sigillo che ciascuno di noi pone, volente o nolente, sotto qualsiasi cosa venga fatta o non fatta, fatta bene o fatta male.

Esempio è la nostra parola, l’espressione delle nostre idee positive o negative, amica o nemica, detta per avvicinare o per offendere, è la dichiarazione di apertura o di rifiuto.

C’è sempre qualcuno che è testimone attivo o passivo, occasionale o voluto di ogni esempio che diamo e non pensiamo che, quando siamo soli, o crediamo di essere tali, il nostro esempio non venga recepito, noi stessi lo recepiamo e ne siamo testimoni, ma anche giudici, vincitori o sconfitti.

La forma di esempio che maggiormente ha assunto importanza è l’esempio morale, la capacità, la forza di far seguire alle idee ed alle parole, i fatti, il comportamento.

Esemplare storicamente fu il comportamento di Socrate di fronte ai suoi accusatori. Le sue idee non vennero accettate, i suoi nemici decretarono il suo esilio, ma Socrate rifiutò la possibilità che gli veniva offerta, di lasciare la città, volle rimanere accettando il giudizio più severo ossia la morte. La fuga sarebbe stata contraria alle leggi che aveva sempre sostenuto e che di fronte ad esse non avrebbe mai potuto giustificarsi.

Socrate aveva vissuto insegnando la giustizia ed il rispetto della legge e volle con la propria morte dare testimonianza del suo insegnamento. Il saggio che rifiuta ogni tipo di violenza si insinua segretamente nelle coscienze per compiervi una pacifica rivoluzione che trasforma la società dal di dentro, risana la pianta non dalle fronde caduche, ma dalle radici profonde.

Camus ci ricorda che perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che prima cambi la vita di colui che lo esprime, che cambi in esempio. 

Lo Stato, il giusto Stato fatto di tutte le istituzioni, e partendo dall’istituzione più importante cioè dall’individuo, dovrebbe partecipare alla vita delle comunità umane, senza mai nascondersi o negarsi, non dominando o giudicando, ma aiutando o servendo, esso dovrebbe dire agli uomini cosa signifchi “esserci per gli altri”. Dovrà parlare di misura, autenticità, fiducia, fedeltà, pazienza e disciplina. La parola riceve forza non già dall’enunciazione di concetti ma dall’esempio. Così ogni istituzione non dovrebbe correre il gravissimo rischio di vivere e difendere la propria sopravvivenza solo per se stessa. Quando ciò avviene, e questo è il pericolo peggiore, verrebbe meno al proprio compito e cesserebbe di essere uno strumento al servizio dell’uomo, per cambiare l’ingiusto in giusto, il disumano in umano, la paura in fiducia, l’ignoranza in cultura, le ombre in piena luce. Il contrario di questo è quanto è avvenuto, e purtroppo continua ad avvenire. Lo sappiamo volgendo uno sguardo al nostro mondo. L’esempio non finisce, non si esaurisce in una unica scelta virtuosa, né sul cercare un riconoscimento che ci faccia sentire soltanto un poco più importanti e sembrare arroganti nei confronti di chi non ha ancora scelto il positivo. Sulle sponde del Mediterraneo, gravi imprevedibili movimenti agitano popoli e nazioni, nuove speranze e nuove paure prendono corpo ogni giorno.

Scommettendo su una speranza positiva potremmo tracciare con umiltà due insegnamenti: 

  1. La pacifica rivoluzione del cuore e delle menti degli uomini può trasformare la società da dal di dentro, non dalle fronde caduche, ma dalle radici profonde.
  2. Sarebbe bello che ciascuno di noi potesse rivolgersi con speranza ad un Ente Superiore, una figura di amore e di giustizia; il nostro compito di esseri umani che hanno scelto di lavorare per il bene dell’umanità è quello di esserci per gli altri, con tutte le limitazioni della nostra natura, ma con la certezza che il nostro esempio possa essere sempre e comunque una luce anche nei momenti più bui della storia.

La terrorizzante storia della Shoah è la rappresentazione dell’esempio negativo seguito da interi popoli e nazioni rinunciando alla capacità di scegliere la giustizia, ed il valore della vita e della libertà. Chissà che un giorno l’umanità non riesca a scegliere l’esempio luminoso dei giusti.